Corona M&D: storia di agricoltori custodi

«È una storia lunghissima e bellissima», queste le prime parole a cui Giuseppina Danzi fa ricorso quando le chiedo di parlarmi della sua azienda, poi la storia si snocciola a ritroso su sentieri lontani, per ripercorrere l’origine delle cose. Mi parla delle proprie radici Giuseppina, di Tricarico e del nonno che nel ’21 acquista qualche manciata di are che insieme non arrivavano a un ettaro, e poi di lei, che ha sempre amato la campagna, e che lavorandovi, in un caldissimo giorno di trebbiatura, vi trova l’amore. E così, quasi senza accorgersene, inizia il racconto di vecchi ricordi, della storia di una vita e di un progetto, che crescono in parallelo sino a fondersi e confondersi l’una nell’altro per diventare inscindibili. Nella voce calma e dolce Giuseppina conserva l’entusiasmo e la forza della propria gioventù, di una donna madre di tre figli, e adesso orgogliosamente nonna, che negli anni ’90, in seguito alla morte del padre, si trova costretta a prendere tra le proprie mani le redini dell’azienda di famiglia. Quell’azienda che all’epoca contava appena dieci ettari oggi supera i cento.

A dare maggiore vigore all’impresa è proprio il passaggio generazionale, il quarto per l’appunto. Rosa, la primogenita, che si laurea in giurisprudenza e mette le proprie competenze al servizio della famiglia sul versante manageriale, Giuseppe, un giovanissimo ingegnere gestionale e Paolo che, dopo la maturità scientifica, lascia la facoltà di agraria per dedicarsi completamente alla conduzione dei fondi. Sarà l’anno 2016, con la decisione del giovane di raccogliere l’opportunità offertagli attraverso il primo insediamento in agricoltura, a costituire il vero e proprio ponte di lancio per la nascita di Corona M&D.

«Abbiamo scelto questo nome perché tutto parte proprio da località Corona, dove il nonno acquistò il primissimo appezzamento di terreno – spiega Giuseppina – mentre la “m” e la “d” non sono nient’altro che le iniziali del mio cognome e di quello di mio marito Rocco, Danzi e Montesano». Oggi la Corona M&D coltiva soprattutto cereali, produce un ottimo olio extravergine d’oliva biologico, fregiato tra l’altro nel 2021 della medaglia d’oro al concorso internazionale Biol novello, mentre una trentina di ettari sono destinati alla coltivazione di lenticchie e ceci.

«Le grandi soddisfazioni implicano sempre grandi sacrifici, ma con l’impegno e la dedizione i risultati non si sono fatti attendere – aggiunge Giuseppina Danzi – Tricarico rientra nei territori indicati dal disciplinare per la coltivazione della lenticchia di Altamura IGP, la nostra azienda è la prima in Basilicata ad aver confezionato lenticchie con tale marchio». A ciò si aggiunge la crescente attenzione che l’Università della Basilicata ha dimostrato di avere nei confronti della produzione di legumi: «pare che i nostri ceci, in particolare, abbiano eccellenti qualità proteiche, costituendo un unicum rispetto alle altre varietà, per questo stesso motivo sono stati registrati con il nostro marchio, essendo noi gli unici detentori». A ciò si deve anche la partecipazione a Increase, un progetto scientifico innovativo finanziato dal programma europeo H2020 che coinvolge ventotto fra Università, centri di ricerca e istituzioni europee ed internazionali, guidato da Roberto Papa, professore ordinario di Genetica Agraria dell’Università Politecnica delle Marche. Increase mira alla caratterizzazione, gestione, conservazione e valorizzazione dell’agro-biodiversità e delle risorse genetiche. Promuove, inoltre, l’utilizzo, la coltivazione e il consumo dei legumi per l’alimentazione umana attraverso lo sviluppo di un’agricoltura che abbia al centro la conservazione dell’agro-biodiversità, la protezione dell’ambiente, la sicurezza alimentare e la salute, al fine di mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici e sostenere il sistema e la produzione agricola ed alimentare.

Agricoltori custodi, è di questo che si parla quando ci si approccia alla storia di Corona M&D. «Puntiamo su prodotti di nicchia che possano raccontare da sé la propria qualità, a ciò si aggiungono tantissimi progetti che abbiamo in mente di realizzare nel medio periodo, dalla produzione della pasta all’agriturismo sociale, ripartire dall’agricoltura per assicurare il diritto fondamentale dell’inclusione lavorativa – spiega Giuseppina, facendo riferimento a un tema che le è particolarmente caro – ma più di tutto, ciò a cui tengo maggiormente, è il messaggio che una storia come quella della nostra azienda possa veicolare, l’idea che la passione possa spingerci oltre qualsiasi tipo di avversità. Come? Facendo tutto quello che facciamo con amore».

 

Simona Pellegrini