Arte in Orto: il progetto di recupero di Silvano Di Leo

«Ho 47 anni e vivo a Castronuovo di Sant’Andrea. Nella vita ho fatto diversi lavori, dal cameriere al receptionist, dall'impiegato all'operaio. Da un po' di anni mi sono dedicato all'orticoltura: una vera e propria storia d'amore, iniziata come hobby otto anni fa».

            Questo racconto parte da un piccolo paese in provincia di Potenza con più di duemila anni di storia alle spalle: edificato dai Romani nel 70 a.C. al tempo delle guerre civili, attraversa il Medioevo e le  prime invasioni barbariche del V secolo d.C., sino a diventare feudo di importanti famiglie nobiliari durante l'epoca normanna. Siamo a Castronuovo di Sant'Andrea, 650 m s.l.m. e appena mille anime arroccate nel cuore del Parco Nazionale del Pollino, la più grande area protetta italiana a cavallo tra Basilicata e Calabria, sito patrimonio mondiale dal 2015.

            Questo è il riassunto di una vita e di un sogno, quello di Silvano Di Leo, classe 1973, e della sua azienda agricola "Arte in Orto", il cui nome vuole essere propria una sorta di richiamo alle radici storico e artistiche del piccolo comune in cui la stessa azienda sorge. Un sogno che nasce tra i terreni di famiglia, una passione trasmessa dai nonni contadini da diverse generazioni, un'eredità da tutelare attraverso il lavoro come forma di recupero, custodia e presidio di antiche varietà che rischierebbero, altrimenti, di andare perdute per sempre.  

            «Nei primi anni l'azienda ha iniziato a coltivare un'antica varietà di pomodorini locali che altrimenti avrebbe rischiato di scomparire, iscritti di recente, grazie al lavoro di caratterizzazione avviato dall'ALSIA Pollino, nel registro dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Basilicata». Si tratta dei pomodorini gialli di Castronuovo di Sant'Andrea, parte integrante della cultura alimentare del piccolo borgo e che per anni ha rappresentato l'elemento insostituibile delle frugali cene contadine. La raccolta durante le prime ore del mattino seguita, subito dopo, dalla "insertatura", racconta un gesto tanto antico quanto familiare. I mazz'tiell appesi alle travi delle abitazioni o allo stipite della porta sono l'immagine da cui Di Leo è voluto ripartire, la terra e le tradizioni come collanti del suo progetto. Tra le altre antiche varietà oggi presenti in azienda: il melone bianco invernale, il peperone e il cetriolo bianco, i piselli a baccello, la fava larga e un antico mais da padella. Attenzione anche ai prodotti lontani dai confini regionali, ne è un esempio il melone di Dheli «un prodotto molto raro, che rischia di estinguersi - spiega Di Leo - un melone che si presenta dal colore verde nei primi stadi di crescita e diventa striato di colore arancione man mano che raggiunge la piena maturazione. La pianta si è ambientata bene, le caratteristiche pedoclimatiche sembrano ideali per questa cultivar. L'idea è quella di portare sui mercati un melone raro, antico e proveniente da un altro continente, ma coltivato nella fertile valle del Pollino».

            L'innovazione che si affianca alla salvaguardia delle antiche tradizioni  insomma, ma se si chiede a Di Leo il motivo per cui ha scelto questo lavoro, la sua risposta ha radici che affondano nei ricordi d'infanzia: «Era il lavoro dei nonni. Come dimenticare nonna Maria mentre cagliava il latte sul fuoco, nonna Lucia che appendeva i pomodorini, nonno Salvatore con i buoi mentre arava il terreno, e nonno Giovanni, nella cantina alle prese con la vinificazione». Continuare a vivere quel sogno, coltivando il buono, e non il bello, nel pieno rispetto dell'ambiente, è la sintesi ultima del progetto imprenditoriale di quest'uomo che volge, però, con fiducia uno sguardo al futuro ed in particolare alle nuove generazioni: «Spero che il mio esempio possa incoraggiare i giovani del posto a rimanere e a investire nelle attività agricole. E spero che insieme a loro si potranno creare le condizioni favorevoli utili per avviare il territorio verso un originale forma di turismo esperienziale, specie quello internazionale».

 

Simona Pellegrini